La benedizione di Papa Francesco
Alla vigilia della sottoscrizione del gemellaggio tra i Santuari della Madonna di Capocolonna e quello di Maria di Częstochowa, alle quattro del mattino, partimmo per Roma. Con me Monsignor Pancrazio Limina, scortati dalla Polizia di Stato, che ha seguito tutti i trasferimenti dei diademi. Ad aspettarci a Roma c’era il Priore del Monastero di Jasna Góra, Padre Marian Waligóra, e Padre Michal Legan dell’Università Pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia. Ci incontrammo in Vaticano e, dopo un affettuoso abbraccio, corremmo a prendere posizione nella prima fila all’udienza generale in Piazza San Pietro, dove ci sarebbe stato l’incontro con il Santo Padre. Avevo già incontrato diverse volte Papa Francesco ma ogni volta era come se fosse la prima. Arrivo sorridente ed appena vide le corone ed un’icona della Madonna di Częstochowa, che i Padri Paolini gli avevano portato in dono, ci diede la mano, tocco subito sia i diademi che l’icona benedicendoli. Ho avuto la forza di farfugliare in quel momento qualche parola. Emozionatissimo, ho detto a Papa Francesco che ero io che avevo realizzato i nuovi diademi e che vivevo questo evento come fedele dell’Arcidiocesi di Crotone – S. Severina, devoto di Maria di Capocolonna e che ero felice che l’opera facilitava il gemellaggio tra i due Santuari. Padre Waligora, il Priore di Jasna Góra, ha detto a Papa Francesco: “I nuovi diademi sono un riflesso di cio che stiamo vivendo nel nostro cuore, sono l’esempio della nostra devozione spirituale alla Madre di Dio e un’espressione di riverenza e devozione verso la Madre di Gesù, Maria, la Regina della Polonia”. Nel congedarsi il Santo Padre ha raccomandato più volte di pregare per lui a Jasna Góra e Capocolonna. Un incontro veramente emozionante! In questo incontro pensavo a Giovanni Paolo II, alle icone che ci eravamo scambiate nei nostri primi incontri, pensavo a Lech Walesa ed al suo spillino con la Madonna di Częstochowa, pensavo anche a qualche sogno nel quale
affiorava il viso di Giovanni Paolo II, ormai morto, pensavo a quest’incarico arrivato dal nulla e cosi importante per me. Papa Francesco era li davanti a me ma anche Giovanni Paolo II era li e mi stava guidando. Ritornammo a Crotone insieme ai Padri Paolini, pronti per la celebrazione del gemellaggio. Tutti molto stanchi ma felici. Ci riunimmo con i responsabili della Chiesa crotonese per le ultime definizioni del gemellaggio. Tutti eravamo consapevoli che c’era molta attesa non solo da parte dei fedeli ma anche da parte della stampa internazionale.